venerdì 31 maggio 2024

favola

Ieri aprendo la finestra ho trovato un geco grosso come la mia mano che mi fissava aggrappato alle persiane coi suoi occhi tondi, lucidi e neri, e pieni di apprensione, che mi dice: Non buttarmi di sotto, ti prego, qui siamo al secondo piano e se cado mi farò molto male. E non darmi in pasto al gatto che come vedi mi ha già strappato la coda. Salvami, invece, e in cambio ti regalerò una pentola piena di monete d’oro che ti farà ricco e felice. – Io quindi, impietosito, senza proferire parola ho richiuso con delicatezza la finestra e l’ho lasciato andare illeso. Il geco stamattina era scomparso, ma sono passate 24 ore e della pentola d’oro non si è vista nemmeno l’ombra. Vatti a fidare dei gechi, mi lamento col gatto che da ieri fa l’offeso con me. – Sei un fesso, mi dice lui, ma sei soprattutto un ignorante. Quando mai nelle favole si è visto un geco pieno di monete d’oro? Lo hai mai visto tu? E allora non ti lamentare e studia!

giovedì 30 maggio 2024

folle amore

 «Quando avevo ventitré anni giravo per Los Angeles con Tom Waits. Percorrevamo la Highway 1 nella sua nuova Thunderbird 1963. Con i miei capelli biondi che volavano fuori dal finestrino ed entrambi sudati sotto il sole estivo, l’alcol filtrava dai nostri pori e l’odore di sesso impregnava ancora i nostri vestiti e i nostri capelli. Ci piaceva il nostro odore. Non ci lavavamo così spesso come avremmo potuto. Eravamo innamorati e io non ero interessata a lavare via nulla di tutto ciò. Alla fine dell’estate ci scambiavamo idee per canzoni. Ma ci scambiavamo anche qualcosa di più profondo. L’un l’altro. Tom aveva due tatuaggi sul bicipite. Gli piaceva indossare gli accessori vintage della mascolinità: cappelli da marinaio e scarpe a punta Bernardo. Più cercava di nascondere la sua tenerezza, più rivelava una natura scontrosa e infantile. Lo adoravo. Era il mio re. A letto era il più grande leone del mondo. Intendo dire che Tom non si atteggiava mai d'esserlo. Poi, all'improvviso, a novembre, abbiamo smesso di vederci».

Da Last chance to Texaco (Grove Press, 2021). La Jones dà subito ai fan quello che vogliono e liquida la storia con Tom Wais in dieci righe all’inizio del primo capitolo, fra pagina 3 e pagina 4, poi non lo nomina più per circa 270 pagine, quando racconta del loro primo incontro che ha ispirato una delle sue canzoni più belle (quella che dà il titolo al libro) e racconta perché si sono lasciati: lei era una tossica e lui un alcolizzato, una relazione altamente distruttiva a cui fu lui a dare un taglio per evitare il peggio, ma spezzandole il cuore. In mezzo il lunghissimo viaggio per arrivare ad essere una donna e un’artista senza pari.

italian style

Mio cugino ieri sera mi ha fatto una lezione di geopolitica senza precedenti sulla situazione in Europa e nel mondo e il tutto, credo, senza aver letto mai nemmeno un libro da quando abbiamo finito la terza media nel lontano 1991. Sono impressionato. Come cacchio hai fatto? Facile, seguo il canale YouTube di Barbero (e poi ripeto a pappagallo). La parte in parentesi è una cattiveria gratuita che ho pensato io e me ne dolgo a posteriori.

martedì 28 maggio 2024

quale pace?

 Mi capita da un po' di giorni di leggere post che se la prendono con la Segre. La cosa straordinaria è che a me della Segre fino alla settimana scorsa non è mai fregato nulla, e invece da qualche giorno me la ritrovo mio malgrado dovunque e la cosa mi preoccupa. Oggi ne ho letti due. Uno più mite che insinuava che la suddetta venga pagata bei soldoni dai contribuenti per diffondere le sue idee sioniste in Italia (e senza contare che va pure nelle scuole, a raccontare cosa?) e un altro assai peggiore in cui si diceva che forse un secolo fa non avevano tutti i torti a prendersela con quelli come lei... Di fronte a cose così continuo a chiedermi quale particolare meccanismo associativo scatti nella testa di alcune persone, per cui la prima risposta a una forte commozione sentita per un popolo vessato sia quella di augurare il peggio ad altre persone, nemmeno le responsabili in prima persona di quell'ingiustizia, e tutto questo mentre ci si dice convinti che il desiderio più grande di tutti è la pace. Quale tipo di pace, visto che noi per primi ci odiamo così tanto, ancora non si sa.

frociaggine

Ovviamente mettendo il tutto su un altro piano di importanza, l'ultima uscita del Papa mi ha fatto ricordare una cosa detta da Paolo Villaggio durante la commemorazione funebre di Mario Monicelli, anno 2010. Villaggio prende il microfono e fa un discorso a braccio di circa 15 minuti accanto alla bara di Monicelli, parlando dei molti film che hanno fatto insieme: «Gassman, Scola se lo ricorda, era un bell’uomo, era veramente un bell’uomo. Eravamo in Algeria e lì c’erano molti marchettari a quei tempi, ci sono anche adesso penso, e gironzolavano intorno a Gassman nella speranza, non lo so, di farselo… e lui era molto lusingato! Monicelli a un certo punto fa: Stop! Un momento, dice, qui finisce che cambiamo il titolo del film, lo chiamiamo Brancaleone alle Frociate!». Non so se l’aneddoto è stato un’invenzione di Villaggio, che ne inventava tanti, oppure è tutto vero visto il carattere di Monicelli, ma quando Villaggio lo racconta scoppia ugualmente la risata del pubblico, tutto composto da gente del mondo della cultura o dello spettacolo, gente come Giuliano Montaldo (Sacco e Vanzetti) o Ettore Scola (C’eravamo tanto amati), insomma il meglio della cultura e sensibilità italiana che non è esente da imperfezioni.

lunedì 27 maggio 2024

dottore a chi?

Quello che abita accanto al mio studio viene da me e mi chiede: Dottò, ti posso fare una domanda? – Certo, dimmi pure. – Dottò, io ci ho mia madre che vive alle case popolari, mo ci ho messo dentro mio nipote e su consiglio di un amico mio carabiniere ci ho fatto fare la residenza… Volevo sapere, se mamma sckatta, la casa passa direttamente a mio nipote o c’è da fare la sanatoria? – Ah, e che ne so io, dovresti chiedere a un avvocato. – Mi guarda come se fossi un cretino. Scusa ma tu ce ssì? Non sei avvocato tu? – Io sono editore. – Sarebbe? – Faccio libri. – E che cazzo! Sono dieci anni che ti chiamo dottore, mi pensavo che eri uno che conta qualcosa. Libri fasce questo! Lillì, ma vafangulo!

domenica 26 maggio 2024

dio è con noi?

Autore mi manda una mail di quasi 7000 battute in cui, citando apertamente le sacre scritture, mi avverte che a fare libri non c’è fine ma, tutto sommato, potrebbe essere inutile perché siamo prossimi a un epilogo devastante per l’umanità che si concluderà con la pace vera nel regno di Dio (quando cioè saremo tutti morti). Quindi mi illustra una sua possibile opera in otto volumi dove partendo dall’attacco alle torri gemelle del 2001, passando in rassegna i fatti degli ultimi vent’anni fra epidemie e guerre (alcune delle quali sono sante, con Putin messaggero del Signore), conclude dicendo che è sempre meglio non prendere aerei (volesse mai il Cielo che li dirottano), né c’è da fidarsi di nessuno e men che meno del Papa, che nei secoli ci ha raccontato un sacco di balle. L’unica certezza qui è Dio e soltanto Dio, che per fortuna incontreremo presto non appena saremo tutti morti, cosa che per come vanno le cose è questione di attimi. Del resto tutto è già scritto, anche i suoi otto volumi in attesa di pubblicazione. – Ne sono così sconvolto che ne parlo con Giovanni Turi, il quale, avendola ricevuta a sua volta, mi risponde: Questo quasi quasi te lo soffio!

sabato 25 maggio 2024

esprimersi

E da stamattina che vorrei non pensarci, ma continuo a pensare che questo atteggiamento che vedo sempre più diffuso, per cui si pretende prima a tutti i costi, con modi assai aggressivi e sempre in gruppo, che una persona che non vuole esprimersi su una questione che la tocca nell’intimo, Liliana Segre nello specifico, si esprima contro qualcuno che noi riteniamo odioso e inaccettabile, mettendo in pubblica piazza le proprie opinioni su sionisti o ebrei, o come li volete li chiamate, e prendendo distanza e facendo pubblica ammenda per le loro colpe – anzi, implicitamente dicendole: se sei ebrea “tu più degli altri” devi scusarti per le colpe del tuo popolo – sposando in toto la nostra linea di pensiero che è l’unica per noi ammissibile; e quando lei si esprime e non sposa, a torto o a ragione, la nostra linea di pensiero, la insultiamo pesantemente, con tono aggressivo e sempre in gruppo, perché ci ha finalmente dimostrato – ma noi non aspettavamo altro! – di essere anche lei sbagliata come tutti quelli del “suo” popolo; io continuo a ritenerlo un atteggiamento profondamente bullista – per non usare quell’altra parola che ormai la infilano dovunque anche a sproposito. Altro che il volterriano: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Quella ormai è ucronia. Qualche anno fa avrei potuto pensare che tanta rabbia fosse qualcosa di legato alla profonda commozione per il momento storico, ma ormai non ci credo più: quello che è toccato alla Segre lo facciamo con chiunque, a ogni momento, e senza più distinguere le cause – va bene chiunque, dalla Meloni ad Amadeus alla Murgia, salvo rivoltare il calzino a seconda del capriccio del momento – per cui io vedo solo un atteggiamento diffuso che puzza di cancrena e che ha molti punti di contatto con le epurazioni dei vecchi regimi, qualcosa di molto simile alla rivoluzione culturale cinese, dove i “nemici del popolo” venivano pubblicamente umiliati. Mi manca tanto Orsini, a questo punto, di cui non condividevo le idee, ma almeno era una persona civile, che faceva dei discorsi invece di partire col rutto libero da stadio. Nel giro di due anni Orsini è sparito e siamo passati, come santino della libertà di pensiero da rivendicare, da Orsini a Rubio, uno che un secolo fa si sarebbe messo con orgoglio la camicia nera – i modi almeno sono quelli – e io la trovo, in barba a pace e libertà, una bella caduta di stile.

venerdì 24 maggio 2024

tigna

In questi giorni sto chiudendo l’impaginazione di un libro, un saggio storico sull’economia rurale delle nostre zone (storie di contadini illetterati che credevano soltanto nella dignità del lavoro) fatto da un ricercatore americano a cui ormai mi sono affezionato come ad un amico, a cui ho praticamente dedicato – fra revisione traduzione, controlli, diritti, trovare i fondi per stamparlo, e tutto il lavoro grafico e di impaginazione – gli ultimi 5 mesi della mia vita, da gennaio a oggi. Proprio oggi che stavo rivedendo la bibliografia mi chiedevo chi altro sarebbe così pazzo – perché è questa la pazzia degli editori, di cui parlano tutti senza metterla a fuoco – da dedicare 5 mesi della propria vita assolutamente non ripagati da nessuno, né dalla gloria e nemmeno dalle vendite, all’opera di un altro, per il semplice fatto che è un libro che in fondo ci appartiene e deve uscire. E quanto sarebbe lecito, in un altro mondo in cui la tigna editoriale non esiste, chiedere di farsi pagare, se ci fosse qualcuno che paga e non tu che fai tutto da solo, per aver dato 5 mesi di vita a un lavoro che ormai, si spera, leggeranno quante persone? 200? 250? Che scritte e messe su carta sembrano cifre ridicole, ma questi sono i tempi che corrono, questa è la realtà che corre per i lettori che abbiamo, e non stiamo parlando di Barbero, né, d’altro canto, di Vannacci.

mercoledì 22 maggio 2024

sogno del papa

Stanotte ho sognato che il papa leggeva in diretta streaming un mio discorso sulla letteratura di cui però non ricordo più il contenuto ma di cui le persone si segnavano i passaggi più importanti sulle agendine, attribuendoli però al papa; era una cosa che mi rendeva molto fiero. La preparazione invece era particolarmente faticosa perché prima della lettura il papa mi faceva fare un lungo giro per il suo palazzo pieno di scale dove lui andava in carrozzina e io a piedi. Lui per giustificarsi mi diceva una cosa molto bella, che faceva quel percorso perché così si ricordava sempre quanto è piccolo e tutte le difficoltà che deve affrontare quotidianamente per arrivare a Dio e agli altri. Io, però, nel sogno gli avevo detto di essere malato di Sla e dopo un po' di rampe, stanco morto e senza più forza nelle gambe, cominciavo a sospettare che ce l'avesse con me. Va bene la mortificazione della carne, gli dicevo, ma avevo capito già al secondo gradino.

martedì 21 maggio 2024

pop

 Parlavo con un amico musicista di come sta cambiando la musica pop negli ultimi anni. – L’attenzione del pubblico è bassissima, consumano a una velocità assurda, così tutto è fatto per catturarlo nei primi 20 secondi, se ce la fai allora il brano ha una chance, se no li perdi. Così lasci perdere l’intro, perché tanto lo saltano, i pezzi ormai partono tutti col cantato, nei primi 30 secondi devi arrivare subito al ritornello, se no li perdi, anzi meglio se cominci subito con quello, molti ormai fanno così. Il solo è inutile, tanto lo saltano. Meglio se il pezzo finisce in due tre minuti, se la coda è troppo lunga saltano la fine e passano ad altro. – Mentre lo ascolto mi viene da pensare a Shine on you crazy diamond, l’intro più lungo e immersivo della storia del pop. – Ecco, mi dice lui, quello è l’esempio perfetto di cosa non si deve più fare oggi per avere successo, richiede troppa concentrazione e si perde un sacco tempo, se uno vuole quel tipo di situazione allora va su altri generi, come l’elettronica o l’ambient. – Insomma, la gente non vuole una canzone, ma un jingle pubblicitario. – Esattamente.

lunedì 20 maggio 2024

crampi

Non so se succede anche agli altri, ma ogni volta che mando un libro in stampa mi prendono i crampi allo stomaco e me li porto dietro per ore. Sono undici anni che soffro di crampi da libri, pochissimi che vengono perfetti come li vorrei, e ancora non ho imparato a gestirli, né a farmeli passare, anzi più vado e più ne patisco. – Mia madre, rassicurante: I crampi passano, l'importante è che non sia una colica.

domenica 19 maggio 2024

peli

 Mia madre mi rimprovera che non passo mai l'aspirapolvere in casa. – Ma se l'ho passata proprio adesso! – Ma se è piena di peli di gatto! – Ma non è vero! – Così controlliamo per vedere chi ha ragione e chi torto e come sempre la verità sta nel mezzo. Sono peli sì, ma non di gatto, vengono dalla mia barba. Li perdo in giro mentre raccolgo quelli del gatto. – Che schifo, commenta mio fratello al solo pensiero. Una volta, per fargli uno scherzo, gliene ho messo uno nel piatto.

sabato 18 maggio 2024

come nascono i poeti (qualche volta)

 Una ragazza mi contatta perché vuole informazioni su come si scrive un libro di poesie. Non dice “pubblicare” un libro, ma proprio “scrivere” un libro, dall’inizio alla fine. Insomma, vuole provarci, ma non sapendo nemmeno come si comincia, su consiglio di un'amica che aveva fatto un corso di scrittura con me, ha pensato bene di chiamarmi per chiedermi: Come si scrive una poesia? – Questa, giuro, è la prima volta che me lo chiedono e resto un po’ perplesso. – Hai mai letto dei libri di poesia? Qualcosa che ti è piaciuto? – No mai, mi risponde senza esitazione. – Manco a scuola? – Quelle lette a scuola sono poesie che non mi piacciono, io voglio fare qualcosa di diverso. – Questo è un inizio. Ma scusami, se quelle studiate a scuola non ti piacciono, e non ne conosci altre, da dove ti è venuta questa idea di voler scrivere poesie? – Boh, così. Per fare qualcosa di diverso.

venerdì 17 maggio 2024

buste

Ho appena raccolto i piselli dall'orto. Passa mia zia a trovarmi e mi porta una busta piena di ciliegie rosse. Subito dopo passa un'altra zia e mi porta una cassetta di nespole mature. Suonano alla porta ed è la vicina con una busta di asparagi. Mia madre intanto ha fatto il pane caldo. Un amico mi scrive che vuole portarmi due bottiglie di vino. Un altro amico mi chiama per dirmi che è appena diventato papà. Poi dice che non vivo nella terra più bella del mondo, qui anche non avendo un soldo basta allungare la mano fuori e c'è qualcuno che ti passa una busta piena di sorprese.

giovedì 16 maggio 2024

agganci

Autore che mi manda in proposta il suo manoscritto e nella bio subito dopo la data di nascita infila l'elenco lunghissimo di tutti quelli che conosce fra gente dello spettacolo e politici. Forse vuole solo tirarsela, oppure vuole impressionarmi, ma ci riesce. – Scusami, gli scrivo, ma visto che sei così ammanicato non facciamo prima se, invece di pubblicarti io il libro, ti compri tu la casa editrice? Così prendiamo due piccioni con una fava e siamo tutti contenti.


stare dalla parte giusta

Ho visto che in tanti postano le foto di Chef Rubio pestato a sangue, che è una immagine veramente brutta da vedere, e alcuni ci scrivono sotto post anche molto violenti contro gli autori dell’aggressione che ormai vengono indicati come gli “ebrei sionisti” o i “fascisti ebrei”. Io non conosco la realtà di Roma, quindi magari per i romani è una cosa abbastanza evidente, però vivendo lontano mi è preso un dubbio e volevo chiedere a chi ne sa più di me: a parte il fatto che lo ha detto Rubio nel suo video che sono stati gli “ebrei” – ma lui, a onor del vero, è anche quello che si è fatto fotografare con un coltello da cucina in mano dicendo che quello era per gli ebrei: e ho pensato vedi come cambiano i tempi? se la stessa foto l’avesse fatta la Meloni due anni fa sarebbe scoppiato il paese intero per linciarla – dicevo a parte che lo ha detto lui, ci sono altre prove del fatto, che so rivendicazioni, o scritte, o prove indiziarie che sono proprio loro e non magari degli esaltati come ce ne sono tanti? Io pensavo che servissero delle prove per accusare qualcuno, ma forse a Roma la situazione è tale che non possono essere stati che loro. Non lo so, chiedo per me, manco per un amico. Lo dico perché da ciò che sento l’aria che tira a Roma è abbastanza brutta, tanto che un mio amico mi ha detto che nella sua scuola dei ragazzi hanno scritto sui muri della scuola degli insulti omofobi contro i loro stessi insegnanti gay – pensa entrare a scuola e sapere che i tuoi stessi allievi ti disprezzano perché non ti considerano una persona – e quelli non sono ragazzi ebrei, è gente che odia perché l’odio lo respira nell’aria tutti i giorni, ne fa una cultura. E poi lo dico perché dai toni mi pare che si stia sempre più alzando il tiro della rappresaglia, e da come si mette e da ciò che leggo il prossimo a venir linciato potrebbe essere un qualche ebreo, speriamo almeno di brigata, che magari invece se la prendono con un povero rabbino, e poi ci sarà qualcun altro che pesta chi ha picchiato l’ebreo, finché ci scapperà il morto o qualcosa di più. La storia è praticamente scritta, l’abbiamo vista in mille film. Quindi sarebbe confortante sapere che se ci deve proprio scappare il morto, almeno siamo tutti sicuri che è perché stiamo dalla parte giusta.

martedì 14 maggio 2024

uno

Ho letto che quest'anno al Salone ci sono stati 222.000 visitatori e ho pensato che, esclusi i torinesi, di questi almeno 111.000 erano scrittori, amici o parenti di scrittori che presentavano il libro (come una coppia siciliana incontrata in treno, salita apposta per vedere il figlio che presentava il suo libro al Salone, manco si stesse laureando), o aspiranti scrittori che sognano un giorno di passare il varco col pass degli addetti ai lavori che non ti dà diritto a niente a parte saltare la fila all'ingresso. 55.500 di loro li conoscevo di persona e ci salutavamo fra di noi ammiccando, come i membri di una banda di carbonari. Uno di loro ero io. (Ironia della sorte, o segno dei tempi: alla fine l'autore più venduto del Salone non è stato nemmeno uno scrittore ma un fumettista, Zerocalcare: come se io andassi al Lucca Comics e sbancassi con le mie poesie).


parcheggio vuoto

C'è stato un momento nel mio sogno di stanotte in cui ero così certo che sarei morto di li a pochi istanti che mi voltavo di continuo mentre cercavo l'ingresso invisibile dell'ospedale che me la sentivo camminare alle spalle. E mi voltavo senza vedere nessuno. Sentivo gli altri malati osservarmi nascosti dietro le alte finestre. E pensavo all'ironia di uno che non guida e muore da solo in un parcheggio vuoto. Aspettando, tutta la mia vita passava in una sola immagine.

domenica 12 maggio 2024

salone e abbraccio

È inutile, io più divento vecchio e meno reggo il Salone del Libro e situazioni simili. So che a qualcuno piace oltremodo perché è effettivamente divertente (per una giornata in gita), ma c'è pure chi lo definisce un tempio della cultura e lì ci andrei piano. Il simbolo maggiore di cosa è diventato o sta diventando il Salone per me lo dà la mappa ai padiglioni e agli stand, da cui mancano completamente i nomi degli editori, sostituiti dalle pubblicità, tutte di alto profilo intendiamoci, ma che la rendono una tovaglia colorata e perfettamente inutile se non puoi abbinare un nome al quadratino giallo che rappresenta lo stand. I telefoni ieri erano in tilt per un sovraccarico della rete, per cui senza internet e senza mappa la gente si aggirava sperduta per i corridoi, e questo non è stato un gran servizio né per i lettori né per gli editori, soprattutto quelli più piccoli che hanno bisogno di essere cercati, perché non hanno gli stand sovradimensionati dei big. Molti di loro qui si sentono carne da macello, sacrificati all'evento spettacolare da cui non ci si può sottrarre, ma senza voce in capitolo, anche se pagano pure l'aria che respirano per essere qui (qualcuno recuperando le spese e qualcuno no) e senza nemmeno ricevere troppa attenzione o rispetto nel modo in cui vengono serviti per quello che pagano. Questo ovviamente dietro le quinte della gran festa che viene dipinta dalle storie su IG. Io ieri ho trovato un Salone molto caotico, bulimico e a tratti respingente — come quando sono andato a sentire Stefano Dal Bianco e mentre leggeva delle poesie la sua voce era coperta dal rumore, un continuo frastuono che sembrava venuto fuori da un film di Antonioni e che poi è stato sostituito dalle canzoni sarde che arrivavano dallo stand di fronte, altro che Paradiso — se non per il fatto di avervi ritrovato vecchi amici che non vedevo da anni, da quel punto di vista menomale che c'è il Salone. La parola più ascoltata però non è stata cultura né libro, ma fila: quella lunghissima per i bagni. Aldo Nove qualche giorno fa ha scritto che trova assurdo che ci sia gente che paghi il biglietto per entrare al Salone a comprare libri invece di andare in libreria. Ecco, ieri una mia amica libraia, dall'unica libreria indipendente che in otto anni che ci lavoro mi fa puntuali rendiconti trimestrali, mi ha detto che sta lottando per non chiudere. Il mio abbraccio più grande va a lei.

sabato 11 maggio 2024

con andrea cati e franco arminio

 


viva l'italia

Questo mi sa è un viaggio per coppie. Dopo gli inglesi di ieri, oggi divido il posto con due siciliani diretti come me al Salone. È la prima volta che vengono in Piemonte e si incantano per ogni cosa. Poco prima di Vercelli si alzano attaccandosi al vetro per guardare le risaie che come lame si accendono nel riflesso di un cielo freddo e luminoso nel primo mattino. – Che meraviglia, fa lei, sembra che ci camminiamo sopra, è proprio come a Venezia! – Qui ci avranno delle zanzare da un chilo, risponde lui altrettanto ammirato, altro che le nostre! – Da lontano un contadino che passa con gli stivali di gomma e la vanga sulle spalle gli fa ciao con la mano e loro rispondono contenti. – Viva l'Italia e quant'è bella!, dice lui pieno di spirito patriottico. – Io mi sento calato in pieno Risorgimento.

venerdì 10 maggio 2024

coppia

Una coppia inglese, un po' in là con gli anni e alquanto voluminosa, è seduta accanto a me in treno e da mezz'ora fa colazione ingozzandosi di M&M e gommose alla frutta. Me ne offrono una, mi dicono che per perdere peso stanno facendo una dieta a base di caramelle. Sgranocchiano quelle per togliere la fame e poi non pranzano. Una cosa da pazzi, anche perché di caramelle finora ne hanno mangiate un sacco. E i denti? Tanto sono finti, mi dice lui facendo il gesto di togliersi la dentiera per farmela vedere, ma lo fermo in tempo. Mi decanta le meraviglie di non avere più denti veri che prima gli davano il tormento. Certo se mangi solo caramelle la vita non dev'essere facile... Lei intanto, senza staccare un minuto lo sguardo dallo schermo del telefono, si toglie le scarpe e allunga le gambe cicciotte fino a poggiare entrambi piedi sul pacco di lui che le accarezza dolcemente le caviglie con gli occhi ancora pieni di appetito. Tutto sommato mi sembra un matrimonio felice.

giovedì 9 maggio 2024

presentabile o no

Domani alle 18.00 facciamo un incontro di poeti alla libreria Sinestetica a Roma. Per l'occasione, scongiurato dai miei amici che sperano sempre di fare di me una persona presentabile, sono andato dopo anni dal barbiere. Dopo il taglio ho mandato la foto agli altri che mi hanno chiesto se ci fossi andato davvero. Non mi credevano. Forse pensavano sarebbe cambiato qualcosa, invece non è cambiato niente. Resto impresentabile.

sogno con pipì

Stanotte ho sognato che stavo abbracciando una ragazza sul divano del Tamarit e quando mi sono scostato le era rimasto attaccato un lungo ciuffo di peli della mia barba sul collo. – Ma cosa sei, un cane? mi chiedeva lei ridendo. Aggrovigliati nei peli c'erano tre fiammiferi perfettamente asciutti. – Come nella poesia di Prévert, dicevo io per darmi un tono poetico, ma senza molta convinzione e senza nemmeno troppa notte intorno. – Mentre parlavo mi chiedevo com'erano finiti lì, cosa mai volevano significare, e mi dicevo che forse prima di passare ad altro era meglio se almeno alla barba facevo uno shampoo. – Ho cominciato a pensare fortemente all'acqua e in quel momento lì mi sono fregato, perché ho dovuto svegliarmi per correre a fare pipì.

mercoledì 8 maggio 2024

michele

 

vittorio

 Ieri è venuto a mancare Vittorio De Michele. L’ultima volta che l’ho visto mi aveva detto di stare meglio, però mi aveva chiesto il favore di impaginargli un libro fotografico, che è stato stampato in 2 sole copie: una per sé e una per sua figlia, come ricordo di un viaggio fatto insieme. L’ho trovato un gesto di grande tenerezza, tipico di una persona così sensibile ed entusiasta quale era lui. Gli avevo impaginato anche il libro precedente, quello coi trulli in copertina che partiva dal ricordo di viaggio di un soldato inglese a Locorotondo e che poi è uscito con un editore svizzero. Vittorio sperava glielo pubblicassi io, ma non ci siamo capiti e alla fine mi disse “Gli editori di Locorotondo dovrebbero essere più coraggiosi”, una piccola stoccata ma senza guardarmi in faccia, come se fosse un’osservazione casuale, per non trasformarla in una discussione che non c’è mai stata. Sull’ultimo numero della rivista “Locorotondo” mi chiese di includere un suo scritto che parla dei pellegrini che nel 700 passavano per il nostro paese, voleva che fosse pubblicato come ricordo per i nostri lettori. Ecco tre lavori diversi in cui ritornano i suoi punti fermi: il nostro paese inteso come comunità umana fortemente coesa in cui se ci si dà una mano si è più forti, l’importanza degli affetti famigliari, un grandissimo istinto come storico, ma anche estetico che si esprimeva attraverso varie arti, dalla fotografia (perché era un ottimo fotografo) alla musica, l’amore per il viaggio, o meglio ancora il pellegrinaggio che è un’altra cosa: pellegrino è chi viaggia per fare una sua ricerca spirituale e non per semplice divertimento. Vittorio aveva tutte queste qualità, che gli venivano universalmente riconosciute e infatti ieri moltissime persone si sono unite spontaneamente in un grande abbraccio collettivo. Eppure, aggiungo, molti gli volevano bene come persona e come medico (perché era un ottimo medico), molto meno forse come storico. L’area archeologica di Grofoleo, ad esempio, la cui vicenda lo vede fra i suoi protagonisti, ne è la prova: l’attenzione recente posta su quell’area si deve in fondo a una sua scoperta, e il fatto che sia stata ricoperta da una strada è la prova che da quel punto di vista il senso della sua ricerca non è stato capito, apprezzato forse, ma non condiviso. Una volta me lo disse lui stesso, come dato di fatto: “Antò, ai curdunnesi della loro storia nan ce ne fotte nudde”. Eppure, parlando di storia, io dico che fra molti decenni, quando del ricordo così affettuoso di chi lo ha conosciuto non resterà più nulla, di Vittorio resteranno ancora i suoi libri e l’importanza delle sue ricerche storiche sul nostro territorio. Io posso dire, nel mio piccolo, che a breve pubblicheremo un libro di uno studioso americano, Anthony H. Galt, che ha fatto uno studio sul nostro territorio pubblicato dalla Cambridge University Press, dove Vittorio è citato più volte. Non sono tanti gli studiosi del nostro paesino la cui bibliografia è citata a Cambridge, e non solo lì. Vittorio è stato uno dei pochi ad arrivarci, e scusate se è poco.

martedì 7 maggio 2024

cervone

Oggi c'è stata una piccola discussione con mia zia perché ho salvato un povero cervone nero come la notte che faceva il morto raggomitolato davanti a casa, dopo essere stato portato qui dal gatto. L'ho preso con un bastone e l'ho riportato nei campi, dove l'erba è più alta e dentro cui si è allontanato svelto. – Mia zia scuote la testa e mi dice che non si fa, ai serpenti bisogna sempre cazzare la testa. – Perché? – Perché si è sempre fatto così, perché fanno schifo e portano male! – Io le dico che sono superstizioni e tutti hanno il diritto di vivere, anche i serpenti. – Chi è che vuole morire? mi dice mia zia come se fosse una cosa ovvia. Ora vedrai che ti porterà sfortuna! – Proprio mentre lo dice, battendo le mani sul tavolo per farsi sentire, a mia madre, che sta cucinando, cadono due uova dal tavolo e si rompono sul pavimento. Mia madre lancia una imprecazione fra i denti. – Hai visto? mi dice mia zia soddisfatta.

domenica 5 maggio 2024

festakkione

Oggi mi è venuto da pensare che in fondo andare al Salone del Libro di Torino è per certi versi il corrispettivo di quando, ai tempi in cui ero ragazzo, si andava al Concerto del Primo Maggio a Roma. C'era l'idea di fare qualcosa che aveva un fondamento etico (ma ben sponsorizzato) mentre di fatto si andava tutti al festakkione dell'anno. Più o meno la sensazione di stupore euforico è sempre quella, ma visto che siamo adulti con molte meno canne in giro.

giovedì 2 maggio 2024

ricchezza

Oggi l'Ingegner Favia, titolare della tipografia dove in genere stampo i nostri libri, è venuto a sopresa a trovarmi al paesino. Si è dato una lunga guardata in giro, mi ha chiesto come va l'orto, che piatto di verdure mangerò stasera e cosa faccio di solito la domenica, poi ha poggiato il mento sulle mani mi ha fissato a lungo e mi ha detto: "Mi deve scusare se le faccio tante domande ma è che io ho un debole per le vite delle persone, e devo dirle che io un po' la invidio, la sua è veramente una vita completa". Per un attimo mi sono sentito ricco anch'io.

incontro

Arrivato oggi questa grandissima figata che raccoglie la serie completa di fumetti pubblicati fra 1934 e 1935 e dedicati all'agente segreto X-9, personaggio ultranoir creato da Dashiell Hammett nel periodo di massimo successo in cui sta lasciando la narrativa per il cinema, ma poco prima di finire in galera come comunista, e disegnati da un giovanissimo e quasi sconosciuto Alex Raymond che di lì a poco inventerà Flash Gordon. Due mostri che si incontrano a un incrocio delle loro vite. La parola d'ordine qui è Giustizia, implacabile perché motivata dalla vendetta per il brutale omicidio della famiglia di X-9, uno schema che tornerà poi in Batman quando vedrà la luce quattro anni dopo.