domenica 15 settembre 2024

la donna riccio

Nel sogno mi innamoro di una donna. È una scrittrice accompagnata da due corvi che parlano per lei, col viso gentile di una donna e la capacità ogni volta che mi avvicino di trasformarsi in riccio e richiudersi in se stessa sollevando gli aculei. Riesco appena ad afferrarle la caviglia, ma non c’è altro contatto fra noi che vada oltre quei rari momenti in cui ci fissiamo intensamente e io le faccio il solletico sulla pianta delicata del piede. Lei allora ride di gioia e si richiude in se stessa e nelle spine. Eppure, nonostante il nostro solo toccarci attraverso la mia mano sul suo piede, in maniera abbastanza naturale io resto incinta di lei e lei resta incinta di me. Il medico chiamato dai corvi viene a visitarci e, dopo averci fatto stendere per terra sul pavimento di una grande biblioteca, ci preannuncia cinque giorni di doglie a testa, in cui non faremo altro che lamentarci e incolparci l’un l’altro delle nostre sofferenze, alla fine dei quali vedremo se oltre a essere genitori saremo ancora una vera coppia. Dovendo soffrire così tanto propongo, per distrarci, di non restare chiusi in casa ma organizzare un incontro con la mia famiglia per avvisarli dell’evento. Ma ci viene proposto come luogo dell’appuntamento una piccola terrazza nascosta fra i tetti del paese, in un luogo difficilissimo da raggiungere perché senza scale, né porte o finestre, dove si può arrivare soltanto arrampicandosi come i ladri, dall’esterno, e senza contare lo sforzo di doversi aggrappare ai muri con le doglie! Ne vale la pena, mi dico, solo per vedere, al loro arrivo, le facce imbarazzate dei parenti quando comunichiamo la notizia. Il più stranito di tutti, all’idea che io sia incinta, è mio zio, che non avendo capito nulla di com’è andata la faccenda mi chiede se al dunque non c’è stata una ostruzione dei tubi.

venerdì 13 settembre 2024

TQ poesia

Parlandone con alcuni autori e qualche amico, e sperimentandolo sulla mia stessa pelle, sto arrivando alla conclusione che la famosa sigla TQ che qualcuno si era inventato in alcuni circoli romani per indicare una certa generazione di scrittori italiani accomunati da alcune tematiche o tendenze, sarebbe più adatta a definire un'ampia fascia di poeti delle ultime generazioni, che hanno cominciato a pubblicare, quasi tutti, intorno ai trenta e poi fra alti e bassi hanno esaurito la loro vena – o meglio ancora la loro voglia di partecipare a un dibattito comune intorno alla poesia – intorno ai cinquanta. T e Q, allora, da intendersi come alfa e omega, punto di avvio e di chiusura di un percorso, magari caratterizzato da un certo talento, ma percepito dai più come inutile o incompreso; da cui appunto si autoescludono per delusione, frustrazione o disgusto, rabbia o mancanza di un’adeguata aggressività a farsi spazio. I più, pur continuando a scrivere, rinunciano a pubblicare, altri si dedicano al silenzio anche per lunghissimi periodi. In un paesaggio narcisistico come pochi sembra quasi impossibile arrivare a tanto, eppure, come editore, io più invecchio e più ne incontro.

giovedì 12 settembre 2024

ma che ci avrà?

Autrice con cui ogni tanto mi sento viene mollata dalla sua compagna «troia» (come la definisce) che dopo trent’anni di vita da lesbica l’ha lasciata per un uomo, inutile e abietto come tutti gli uomini per cui si perde all’improvviso la testa sfasciando solide relazioni di coppia. È, insomma, una sconfitta su tutti i fronti, sentimentale e di genere. A peggiorare le cose, la mia amica ha scelto di parlarne con me. Provo a consolarla come posso, ma non sono molto bravo in questo caso. Ogni volta che, cercando di darsi dei motivi, se n’esce con frasi del tipo: «Ma che ci avrà lui che manca a me?» mi parte un sorrisetto cretino che la fa incazzare doppio. – Lillo, prova a dire quella cosa, prova solamente a dirla e giuro che ti carico di mazzate! Lillo, statti accorto! – E io ci provo a contenermi, ma niente, è più forte di me: alla terza volta che se lo chiede, finisco per prendermi io le mazzate destinate a lui.

mercoledì 11 settembre 2024

la colpa

Un anno fa, nella notte fra 11 e 12 settembre, moriva mio padre. Io mi ricordo tutto di quella notte, ogni attimo, perché c’ero, ero lì al suo capezzale. E mi rattristo sinceramente per mio fratello che non poteva esserci e soffre di non esserci stato. Come mi diceva l’altra sera una mia amica psicoterapeuta assistere alla morte di una persona cara, per quanto sia terribile come esperienza, aiuta moltissimo nell’elaborazione del lutto, rende più naturale il distacco. Per questo, ogni volta che penso a mio padre, a me dispiace soprattutto per chi non c’era alla morte di un suo caro, per chi per un motivo o per l’altro non poteva esserci, e non sa cosa sia successo, che cosa hanno pensato o detto negli ultimi istanti, e se ti cercavano con gli occhi. Penso che questo vuoto sia terribile da portarsi dietro, ancora più che vederli morire, e anche per questo penso, o meglio ancora sento, perché è più un sentire che una ragione la mia, che se pure sia stato necessario, se pure non si poteva fare altrimenti, quello che abbiamo fatto durante la pandemia, quello strappo parossistico e disumano fra chi moriva e chi restava, i loro corpi occultati, i funerali a porte chiuse di stampo militare, è una colpa talmente pesante, qualcosa di talmente spietato che anche se veniva fatta con delle motivazioni precise non ce la dovremmo semplicemente perdonare e poi passare ad altro. Andrebbe elaborata meglio.

martedì 10 settembre 2024

la danza della morte

Uno dei momenti più alti del cinema tedesco sotto il nazismo, la danza della morte all'interno dei film Paracelsus (1943) di G.W. Pabts. Subito dopo la guerra la pellicola venne bollata come puro film di propaganda e rinnegata dal suo autore. Ma quando all’interno della città di Basilea assediata dalla peste si scatena improvvisa e tremenda la danza orgiastica del giullare interpretato da Harald Kreutzberg – uno dei più sconvolgenti e innovativi coreografi del 900 – che contagia tutti coi suoi movimenti disarticolati e prefigura la comparsa della stessa morte, è impossibile non farsi prendere da un brivido pensando a come presto un’identica danza collettiva avrebbe trascinato l’intera Germania appestata verso il baratro. Nel film, e qui sì entrano in gioco il mito e la propaganda, Paracelsus riesce a scacciarla. Nella realtà, il demiurgo Hitler le verrà a sua volta sottomesso – e la sua fine verrà poi rappresentata in quell’altro capolavoro del regista che è Der letzte Akt (L’ultimo atto) del 1955.

la nota

Su Amazon, come venditore, avevo una fedina immacolata fino all'altro giorno. Poi mi è arrivata una nota negativa, la prima in dieci anni, per una spedizione arrivata in ritardo e sulle prime ho pensato che vabbé, prima o poi capita a tutti. Finché non sono andato a vedere chi si fosse lamentato e ho scoperto che l'unico in dieci anni a mettermi una nota negativa è stata un curdunnese, cioè uno del mio stesso paese, che ora vive in un paesino della Toscana, e che ha avuto da ridire perché da quella gran cima di rapa che tiene in testa gli è venuta la voglia (o forse era la nostalgia) di fare un ordine la sera del 14 di agosto per cui l'ordine, anche se l'ho spedito il prima possibile, trovandosi nel mezzo del ferragosto gli è arrivato a fine mese. Lui si è lamentato perché si aspettava che, coi tempi di Amazon, l'ordine gli arrivasse prima della fine della festa patronale di San Rocco, cioè il 17 agosto! E va bene che nessuno è profeta in patria, ma si può sentire una cosa del genere da uno del tuo stesso paese senza mettersi a ridere?

lunedì 9 settembre 2024

io lei e woody

Tutti hanno, fra i propri amici, quelli che sono particolarmente facili all’innamoramento, specie se dall’altra parte c’è la persona sbagliata. Io, ad esempio, ho questa mia amica che tende a innamorarsi con una facilità estremamente invidiabile di qualsiasi stronzo le capiti a tiro, basta che sia anche solo minimamente stronzo allora lei se lo piglia. Ma fin qui siamo nella norma delle comuni amicizie. La vera particolarità di questa mia amica è che lei ha trovato un rimedio infallibile per ogni paturnia del cuore, e quando mi cerca per farsi consolare, a parte piangere e lamentarsi o farsi abbracciare, la prima cosa che mi propone è che ci guardiamo insieme un qualche film di Woody Allen. A me la scelta del titolo, tanto a lei piacciono tutti allo stesso modo. Lo dice, ma la verità è che sappiamo bene cosa succederà, che ogni volta che metto un suo film non arriviamo nemmeno a metà che lei si è già addormentata. Così finisce sempre che mentre lei soffre e smaltisce la sbornia di dolore sonnecchiando sul divano, io resto lì da solo a guardarmi Woody Allen per tutti e due. Addirittura sospetto che alcuni film che lei dice di amare in modo particolare, vedi Manhattan ad esempio, li conosca così bene solo perché glieli ho raccontati io: infatti secondo me, ma lei smentisce, non arriva mai alla fine dei film solo per il piacere di farseli raccontare da me.

sabato 7 settembre 2024

selfpublishing e premi

Stamattina stavo facendo un giro di controllo dei premi a cui ho partecipato negli ultimi mesi come editore. E sempre più mi convinco che se volevo disfarmi gratuitamente delle copie del libro, facevo meglio a tappezzarci la lettiera del gatto, almeno ci cacavano sopra con affetto. Ma quello che mi ha dato da pensare, soprattutto, è stato accorgermi che ormai in molti concorsi (anche dai nomi blasonati come il Flaiano o il Pascoli) sono stati segnalati dai giurati o sono arrivati in finale libri stampati con Youcanprint. Questo da una parte mi pare segnalare l'avallo definitivo dei salotti letterari all'autopubblicazione; ma a questo punto, rivoltando la frittata, mi chiedo perché io piccolo editore non dovrei far pagare l'autore se poi nei premi o nelle recensioni veniamo trattati alla pari. Perché sono eticamente più bello? Più bello di chi? Dall'altra parte mi fa scattare una domanda tanto cara al mio amico Roberto R. Corsi: perché se faccio un libro in ebook (eticamente il top, perché risparmi carta e soldi) no, quello non va bene per i premi; ma se lo pubblico col selfpublishing sì?

giovedì 5 settembre 2024

i cornuti

Ripensavo al caso Sangiuliano che chiede scusa alla moglie e non so perché lo metto in relazione con delle statistiche che leggevo negli ultimi giorni, ovvero che 1) il 60% degli italiani ammette di aver tradito almeno una volta nella vita durante una relazione, e ancora che 2) il 48% della popolazione ha un tatuaggio, facendo oggi del nostro il paese con più tatuati del mondo. In pratica, nel nostro paese che ha il record mondiale di tatuati, ci sono più cornuti che tatuati, o almeno, facendo un tanto al chilo, per ogni tatuato che incontri c'è sempre lì intorno un tradito, o tradita, che si porta dietro un pezzetto di avanzo dell'altro. Sta cosa mi sconvolge, anche perché per quanto ce ne crediamo immuni, con una percentuale così alta quasi nessuno ne scampa, c'è solo da chiedersi: e io cosa sono? Sono più traditore o tradito? Oppure sono stato, com'è logico che sia, entrambi? E quando? E ora? E con chi?

mercoledì 4 settembre 2024

i "nostri" rapporti

Autore che vuole pubblicare con me, non accettando i miei rifiuti fatti con gentilezza, comincia a stalkerizzarmi chiamandomi di continuo al telefono, oppure, quando non gli rispondo, mandandomi dei lunghissimi messaggi su whatsapp e controllando cosa scrivo su Facebook attraverso la sua ragazza, perché lui non è sui social, ma lei sì! A un certo punto, visto che non ci sente proprio da quell’orecchio, anzi più lo rifiuto e più si fa insistente, faccio il tentativo ultimo di scrivere a lei per chiederle se può convincerlo a lasciarmi in pace. La ragazza, però, mi risponde offesa che sono l’ennesima persona che ha “frainteso” il suo fidanzato, e dopo avermi mollato un paio di insulti perché secondo lei sono un cinico che si diverte a giocare con gli autori, mi toglie l’amicizia e mi blocca. Così per qualche giorno non si fa più vivo e penso che forse il problema è risolto. Finché lui non mi chiama per scusarsi del “comportamento” della ragazza, aggiungendo che non vorrebbe che col suo scatto d’ira lei possa rovinare i “nostri” rapporti editoriali. – Ma quali cazzo di rapporti editoriali? comincio ad agitarmi al telefono, costringendolo a chiudere la telefonata. – Ecco, io sinceramente uno così, capace di vendersi anche la zita per raggiungere i propri scopi, non lo pubblicherei nemmeno se mi pagasse. Lo scrivo qui, anche se tanto quell’altra che lo segue a ruota non mi legge più, perché mi verrebbe da dire che due così Dio li fa e poi li accoppia, però un po’ mi dispiace per lei, perché prima o poi si prenderà un bel calcio nel culo e magari non capisce neppure da dove le arriva.

martedì 3 settembre 2024

risveglio

Ogni mattina, appena mi sveglio, da un po' di tempo mi sono accorto di farmi sempre la stessa domanda, la mia prima domanda del giorno: Dovrei ringraziare di essere vivo? Ma senza nessuna nota polemica, o filosofica, proprio come pura domanda che mi viene sponaneo farmi nel ritrovarmi ancora qui con voi. Dovrei? Ne ho il dovere? Stamattina poi ripensavo alla ragazza che l'altro giorno mi ha detto di amare più di tutti Gio Evan, lei di sicuro lo fa e ringrazia lui, rubandogli una qualche frase per dirlo. Chissà, mi sono chiesto oggi come seconda domanda, forse dovrei cambiare letture, passare da Cioran e Canetti a Gio Evan e guadagnarci in Chiarezza, oppure come fanno i più, non leggere affatto, tranne forse i post sullo smartphone.

lunedì 2 settembre 2024

la sinossi

Autrice con un bell’accento siciliano mi chiama al telefono per chiedermi un’informazione. – Mi dica. – Attacca a leggermi, senza fare una pausa, tutta la sinossi che vuole allegare all’email con la sua proposta editoriale. – Io provo a fermarla ma non ci riesco. – Quando finisce mi chiede: Che dice, va bene? O è troppo lunga? – Ma perché mi ha letto la sinossi al telefono? – Come perché? Io per lei l’ho scritta, se non le piace me lo deve dire subito, così la correggo prima di mandargliela! – Mi viene da ridere. – Le piace o no? – È perfetta! – Mando subito allora! – Chiudo la telefonata e mi arrivano due email della suddetta. Una con allegata l’opera e una con allegata la sinossi. – Ma perché mi ha mandato due email? – Mi scrive: Visto che la sinossi mi è venuta così bene ho pensato che si meritasse una email tutta per sé!